La nostra cliente veniva accusata ingiustamente di aver fatto una truffa all’Enel (servizio nazionale di energia elettrica) per le ragioni che di seguito di illustrerò.
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Quali erano i reati di cui era accusata la nostra assistita?
Come anticipato, la nostra cliente riceveva un avviso di conclusione di indagini svoltesi a suo carico in cui veniva imputata di aver commesso il reato di sostituzione di persona ai sensi dell’art. 494 cp ed una tentata truffa ai sensi degli articoli 56 – 640 cp.
In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, la nostra cliente aveva indotto in errore il servizio Elettrico nazionale (ENEL) sostituendo illegittimamente alla sua persona l’identità di altri soggetti, così da non ricevere le fatture per il servizio di Energia Elettrica.
In altre parole, la nostra assistita aveva fatto (secondo l’accusa) una vera e propria truffa all’Enel, intestando diversi contratto di energia elettrica ad altre persone a lei sconosciute, servendosi dei loro documenti di identità.
In realtà, la tesi accusatoria portata avanti dalla Procura per questa presunta truffa all’Enel, si reggeva su una serie di indizi che – approfonditi grazie al nostro intervento – si sono rivelati infondati ed errati.
Prima di spiegarti come abbiamo fatto a dimostrare l’innocenza della nostra assistita e ad ottenere l’assoluzione dalla truffa all’enel, voglio brevemente indicarti in cosa consistono esattamente i reati contestati nel caso di specie:
L’articolo 640 del codice penale è intitolato “Truffa” e punisce “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.
Nel caso di specie alla signora veniva contestato di aver raggirato il Servizio Nazionale di Energia Elettrica servendosi di documenti d’identità falsi appartenenti ad altri soggetti, determinando così l’induzione in errore degli operatori dell’Enel ed ottenendo un vantaggio economico consistito nel non pagare gli importi dei contratti stipulati.
L’articolo 494 del codice penale è invece rubricato “Sostituzione di persona” e punisce “Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici”.
Nel caso di specie, la signora si era servita (secondo la ricostruzione della Procura) dei documenti falsi predetti per “sostituirsi all’altrui persona”, al fine di “procurarsi” il vantaggio consistente nell’evitare l’addebito delle spese per la corrente elettrica.
Entrambe le fattispecie di reato sono punite con la pena della reclusione.
Quali sono state le nostre strategie processuali?
Fondamentale è stata la volontà da parte della nostra assistita di affidarsi a professionisti nel settore e collaborare con la Procura.
Infatti, una volta ricevuta la notifica dell’avviso di conclusioni indagini abbiamo consigliato alla nostra cliente di sottoporsi ad un interrogatorio “volontario” che le avrebbe consentito di chiarire la sua posizione sin dal primo momento utile.
Ed infatti abbiamo provveduto a redigere apposita istanza rivolta alla Procura procedente in cui abbiamo illustrato le ragioni del perché fosse necessario interrogare la nostra cliente, anticipando quello che saremmo poi riusciti a dimostrare nel corso del processo.
A seguito di ciò, una volta instauratosi il giudizio nei confronti della nostra assistita abbiamo fornito al Giudice chiamato a decidere, tutti gli elementi di prova che dimostravano l’errata ricostruzione della Procura e l’infondatezza delle accuse.
Come abbiamo fatto a far cadere le accuse?
Come ti dicevo, abbiamo dimostrato l’innocenza della nostra assistita evidenziando che essa stessa era stata a sua volta vittima di una truffa e che non aveva mai stipulato alcun contratto di energia elettrica nemmeno a proprio nome.
Ed infatti, come dimostrato nel corso del processo, la signora risultava intestataria di un contratto di energia elettrica di cui ignorava l’esistenza e da cui prendeva le distanze.
A conferma di ciò, abbiamo dimostrato che le utenze e gli indirizzi internet utilizzati per la stipula dei vari contratti non appartenevano in alcun modo alla stessa.
Ciò è stato fondamentale poichè, a seguito degli accertamenti svolti dalla Procura, è emerso che i vari contratti che erano stati intestati agli altri soggetti coinvolti nella vicenda avevano come minimo comune multiplo un numero di telefono ed un indirizzo email che la Procura riteneva appartenesse presuntivamente alla nostra cliente.
Per cui, dimostrato che anche la nostra cliente fosse stata vittima di truffa e che mai alcun numero di telefono o indirizzo email tra quelli indicati apparteneva alla stessa, siamo riusciti a sostenere la totale estraneità della stessa rispetto ai fatti oggetto di contestazione.
Esatto, la nostra assistita è stata assolta dalla truffa ai danni dell’Enel.
Di seguito ti allego la sentenza emessa dal Tribunale con cui è stata provata l’innocenza della signora:
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